Notizie storiche
L’iscrizione
sulla lunetta in arenaria del
portale, A.D. MCCXI R.O. I. P, che
Mario Fanti interpreta, incontestato, come Anno Domini 1211 Regnante Othone
ImPeratore (cioè Ottone di Brunswick che regnò dal 1209 al 1218), pone una
collocazione temporale precisa della Chiesa di S. Maria di Montovolo
(l’intitolazione alla B.V. della Consolazione è documentata solo dal XIX
secolo), la cui storia, però, è assai più antica.
Tralasciando le origini remote, che la individuano come
probabile tempio pagano, ipotesi suffragata da rinvenimenti nei dintorni di
reperti etruschi di varia natura, e
limitandoci all’era cristiana,
esse si possono far risalire
al X – XI secolo, come attestato dai resti nella cosiddetta cripta,
certamente di età proto-romanica.
Chiesa, questa primitiva, andata
distrutta da un incendio definito “ab immissione Diabolica” sul
documento con cui Ottaviano Ubaldini, arcidiacono del capitolo metropolitano di
San Pietro, promosse una raccolta fondi presso tutti i parroci di città e del
contado finalizzata alla sua ricostruzione. La Chiesa di Montovolo, infatti,
apparteneva ai canonici della cattedrale bolognese fin dal 1054, anno in cui fu
ad essi assegnata, con atto di donazione, dal vescovo Adalfredo.
Non è da escludersi, pertanto,
che la ricostruzione della chiesa di Santa Maria di Montovolo si inserisca nel
quadro della lotta che in quegli anni vede Bologna opporsi all’imperatore
Federico II in difesa della propria
autonomia comunale; lotta che vede in perfetta sintonia di intenti l’autorità
cittadina e il proprio Vescovo, di
cui il capitolo dei canonici è il braccio operativo. In tale ottica, pertanto,
l’espressione più sopra riportata per identificare l’origine dolosa
dell’incendio, assume i connotati della denuncia di un vero e proprio attacco
armato della nobiltà ghibellina montana, legata all’imperatore, a un simbolo
forte del comune bolognese, guelfo e anti – imperiale.
Alla logica della chiamata a
raccolta contro l’imperatore scomunicato ed eretico,
risponderebbe anche la regia dell’Ubaldini nella leggenda, dai più
ritenuta di origine popolare, del martirio sul Montovolo
di S. Acazio insieme a 10.000 componenti della sua schiera, crocifissi
agli alberi perché convertiti alla fede cristiana.
S.
Acazio, vissuto al tempo dell’imperatore romano Adriano (117 – 138 d.C.)
è il fratello di Santa Caterina d’Alessandria , cui è dedicata
l’altra chiesa sul Montovolo, più esattamente un Oratorio,
edificato nel medesimo periodo della ricostruzione di Santa Maria, ad una
quota più alta di questa (940 m.). Non è dato sapere, infatti, se la data 1211
indichi l’inizio o la fine dei lavori di ricostruzione.
Di certo l’Oratorio di Santa
Caterina fu edificato quale ex voto da crociati bolognesi di ritorno dalla
crociata di Damietta. Circostanza,
questa, che sta alla base
dell’accreditamento di Montovolo come Sinai bolognese , avanzato
per primo dal Rubbiani nel 1908: il complesso ecclesiale di Montovolo, cioè,
dal secolo XIII comincia a richiamare il Monte Sinai allo stesso modo in cui la Sancta
Jerusalem delle basiliche bolognesi stefaniane e di S. Giovanni in Monte
richiama la città di Gerusalemme e il Santo Sepolcro.
Valutazione di ordine
squisitamente spirituale che, tuttavia, torna
a indiretta conferma, nel contesto del clima politico ducentesco
bolognese cui si accennava, di una regia strategica
del capitolo della cattedrale, e quindi dell’autorità Vescovile, per
assicurare a Montovolo un carattere
di santuario “nazionale” bolognese; ove, certamente, il termine nazionale
non deve intendersi con l’accezione odierna, di eredità ottocentesca, ma
semplicemente identitaria.
Carattere peraltro sottolineata
anche negli statuti bolognesi del 1249 con la indizione, esentasse, delle grandi
Fiere settembrine da svolgersi dal 8 al 14 settembre, in concomitanza con le
feste religiose. Fiere che si sono continuate fino all’immediato secondo
dopoguerra.
Questo carattere di centro
devozionale bolognese per eccellenza si manterrà
fino alla edificazione del santuario di San Luca; ed è comprovato
dall’esservi sempre un rettore, in taluni periodi anche senza obbligo di
residenza in loco, nominato dal Capitolo dei canonici della Cattedrale; nonché
dalla circostanza che la fama del Santuario è ben diffusa in città e nella
intera diocesi, nonostante l’assenza di
eventi miracolosi ivi avvenuti.
A
tale proposito vale la pena ricordare che l’unico evento sopranaturale di cui
si ha notizia in una cronaca risale al 1399 durante una delle tradizionali
processioni che raggiungevano la cima del monte. In prossimità del balzo di
Santa Caterina apparve una croce come di fuoco ed un giovane alla vista di essa
cadde a terra e, dopo essersi rialzato, affermò che la Santa Vergine gli aveva
chiesto di erigere in quel luogo una croce. Da qui l’edificazione della
Edicola della Santa Croce, che ancora oggi vi si trova.
Come si diceva,
l’ erezione di San Luca
alle porte di Bologna, dà una spinta definitiva al passaggio in secondo piano,
in epoca moderna, del Santuario di Montovolo, che diviene uno dei tanti di
devozione Mariana della montagna, con un bacino di affluenza ben circoscritto.
Alterne, in questi secoli,
sono le vicende di gestione e manutenzione del complesso ecclesiale che,
ad esempio, lo vedranno anche completamente intonacato all’interno e
verniciato a strisce alternate coi colori calce chiaro e scuro per imitare i
marmi bicromi delle chiese romaniche
toscane. In questo lasso di tempo il Santuario di Montovolo potrà anche
annoverare come amministratore il Conte Cesare Mattei, eclettico edificatore
della Rocchetta in quel di Riola,. A lui per primo si deve l’individuazione
del ripristino della primitiva pseudo cripta come obiettivo prioritario da
raggiungere. Cosa che avvenne nel 1925, essendo rettore Don Vito Pedrini,,
parroco di Grizzana.
In quello stesso anno giubilare
l’arcivescovo cardinale Nasalli Rocca elevò la chiesa alla dignità di
Santuario arcivescovile.
Non è dato sapere se con tale
titolo il Cardinale intendesse recuperare l’antico legame medievale di Santa
Maria di Montovolo con la cattedrale di San Pietro in Bologna e il suo Vescovo.
Ci pare tuttavia di non andare
oltre ciò che la prudenza suggerisce nell’auspicare che le celebrazioni per
l’ VIII centenario del 2011 abbiano
rinverdito, rinnovandolo secondo modalità contemporanee, quell’antico stretto
vincolo del Santuario di Montovolo con il Capitolo Metropolitano di S. Pietro di
Bologna.
Concludendo questa estrema
sintesi storica, non si può non ricordare la premurosa, indomita e spesso
solitaria sollecitudine di Don
Annibale Sandri, rettore del Santuario dal 1943 al 2001, cui si deve non solo la
salvaguardia dalle distruzioni belliche della statua della Madonna, ma anche la
realizzazione della carreggiabile che negli anni cinquanta ha sostituito la
vecchia mulattiera e che ha contribuito in maniera determinante a preservare il
santuario di Montovolo da un completo oblio.
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