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Santuario della Beata Vergine della Consolazione di Montovolo
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IL CAMMINO DEGLI STERPI
Riola di Vergato, La Scola, Cà D'Orè, Poggiolino, Predolo, Gli Sterpi,
Oratorio di S. Caterina, Santuario di Montovolo,
Riola di Vergato
Abitata fin dalla preistoria, la montagna bolognese ha visto un susseguirsi di
insediamenti umani che vanno dagli abitatori delle grotte fino ai giorni nostri.
Le varie popolazioni, iniziando dalle più primitive, hanno lasciato delle
testimonianze indelebili che noi oggi, in alcuni casi, possiamo ancora toccare
con mano.
Nella valle che andremo a percorrere, "Valle del Limentra"
(precisamente sulla SS 64 più comunemente conosciuta come Porrettana, che
collega Bologna a Pistoia, provenienti dal capoluogo emiliano), le varie
popolazioni, che vanno dai: Villanoviani umbri, Etruschi, Galli boi, Romani
ecc., hanno costruito vari villaggi a seconda dell'usanza del popolo stanziato
in quel momento. Così questa valle ha visto nascere i primi villaggi con
semplici capanne di paglia, poi in legno, in sasso, fino ad arrivare alla
costruzione di quei bellissimi paesini, rocche e Castelli che da mille anni ed
anche più, sono ancora la' a testimonianza di una capacità e maestria
eccezionale, considerando i materiali disponibili a quei tempi. Notevole poi e
estremamente interessante è l'opera dei maestri Comacini, veri artisti
carpentieri che non solo costruivano case a regola d'arte, ma eseguivano
anche decorazioni che ancora possiamo vedere su: portali, finestre e lastre di
arenaria.
Descrizione del percorso
Dislivello
mt.700 in salita e in discesa
Partenza da Riola di Vergato, piccolo paesino ai piedi di Montovolo
Il percorso, che punta dritto a Montovolo, nella prima parte, attraversa varie
volte la strada asfaltata che sale con vari tornanti
Lasciata la stazione ferroviaria si va a dx per raggiungere, dopo circa 50
metri, il ponte sul Reno che rimane alla dx. (primo segno CAI all'inizio del
ponte). Si attraversa e si continua su strada asfaltata. Superato il piccolo
paesino di Ponte, dopo circa 50 metri si arriva ad un bivio. Si prende a sx
seguendo i segni CAI e il cartello giallo che indica La Scola .
In leggera discesa si raggiunge il ponte sul Torrente Limentra, torrente che
dopo poche decine di metri si butta nel Reno. Si Continua in leggera salita.
Alla dx si ha la bella visione della bizzarra e incredibile costruzione di Rocchetta
Mattei e alla sx la bella
casa, sempre voluta da lui e con lo stesso stile. Ancora cento metri su strada
asfaltata, per poi lasciarla, in corrispondenza di una curva a gomito sulla dx.
Il sentiero continua dritto e in salita delimitato da roverelle, e arbusti vari.
In poco tempo si arriva nuovamente alla strada asfaltata che si attraversa di
netto e si continua per Cà Valente, bella casa ristrutturata con ampio cortile.
Sempre seguendo i segni CAI, che portano dentro un bel bosco e poi di seguito su
antica mulattiera, si giunge, dopo circa 60 minuti dalla partenza, al bellissimo
paesino medioevale di La
Scola. Fra le varie cose interessanti da vedere, c'è anche un enorme
cipresso che si pensa abbia 600-700 anni
Dopo una accurata e minuziosa visita a questo paese, che porta via sicuramente
almeno 15 minuti, si prosegue lasciando alle spalle la bella facciata del
Palazzo Parisi. Si esce dal paese in corrispondenza dell'antico oratorio
dedicato a S. Rocco. Si va a dx, prima in leggera discesa e dopo circa 100 metri
si prende una carrareccia a sx. Si arriva nuovamente sull'asfalto, si gira a dx,
si costeggia un'abitazione che un tempo era la stalla di Cà Dorè, si aggira
questa casa lasciando perdere la stradina che viene da dx e che porta a Cà
Brunetti. Si continua a sx passando davanti alla bella casa di Cà
D'Orè .E' doveroso fare una
breve sosta per vedere i particolari di questa bella casa. Si continua fino alla
strada asfaltata, alla quale si gira a dx e dopo pochi metri sempre sulla dx,
non proprio sulla strada, c'è Cà Poggiolino. Interessante e molto particolare
il cortile interno.
Al primo bivio si gira a sx. e dopo un breve tratto di strada si raggiunge
Predolo, piccolo agglomerato di case anch'esse di vecchia data. Gli Sterpi,
paesino antico che si incontra subito dopo è anche dotato di piccola chiesina
che rimane proprio sulla strada. Si continua fino a sbucare sulla strada
asfaltata, si gira a dx e subito dopo, occhio ai segni CAI sul muretto, si
prende il sentiero a sx, in mezzo a due case. Ora si sale dentro un bel bosco di
roverelle e faggi, su una vecchia mulattiera purtroppo distrutta. Si arriva
nuovamente e per l'ultima volta sull'asfalto in corrispondenza di una curva a dx
che dopo circa 30 metri si lascia per salire a sx su sentierino segnato e con un
breve tratto di, ben visibile, mantigno di legno.
Ora è tutto stretto sentiero, dentro un bel bosco, in salita, ma facile.
Seguire sempre i segni CAI, lasciando perdere, in corrispondenza di un pezzo di
sentiero con mantigno, il sentiero n.39, che sale a dx.. Il nostro sentiero
invece va a sx e in discesa, passa davanti ad una sorgente, attraversa un fosso
e subito dopo sale a dx.. Si segue fino ad arrivare ad una stradina sterrata, si
va a sx.
Questo ultimo tratto di sentiero , prima di arrivare ad un belvedere, chiamato i
Balzi di S. Caterina, è caratterizzato da pilastrini in arenaria con su delle
mattonelle di ceramica con scritte dedicate ai 12 ragazzi deceduti quando cadde
quell'aereo sulla scuola di Casalecchio Sul Reno.
Ora si va a dx, si supera una maestà, si raggiunge l'Oratorio
di S. Caterina e di seguito Il
Santuario di Montovolo.
LA DISCESA.
Con le spalle alla chiesa, si va a sx, si passa davanti alla casa con portico,
si costeggia il suo fianco sx e ci si porta dietro alla casa. Si va a sx. e
subito dopo si vede il segno CAI su un albero che indica il sentiero in ripida
discesa a dx.. Dopo 5 minuti ci si immette nel sentiero di salita, in
corrispondenza del breve tratto con mantigno di legno. Si va a sx si raggiunge
la strada asfaltata, si va a dx. e in corrispondenza della prima curva si va
diritto dentro al bosco. Si percorre il tratto di mulattiera rovinata che si è
fatto in salita. Arrivati sull'asfalto si va a dx e lo si percorre fino a
Campolo. Si entra in paese e tenendo la dx. si passa davanti all'Osteria
dell'Anna e di seguito davanti alla bella casa in sasso, considerata dagli
abitanti del paese, la casa più antica dell'Emilia - Romagna. (a dire il vero
non li dimostra tanti anni) Si scende su sentiero ai margini del paese fino alla
strada asfaltata. Si va dx e la si percorre fino davanti alla chiesa di
Vimignano
Ora si va a sx passando davanti alla chiesa. Si segue la strada per circa 50
metri, poi si gira a dx in corrispondenza dei segni CAI su di un paletto e si
scende fino alla Scola. Da questo punto si ripercorre a ritroso il sentiero
percorso nell'andata.
Anna B.
"UN POCO DI STORIA"
ROCCHETTA
MATTEI
Voluta dal Conte Cesare Mattei nella seconda metà del secolo scorso. Il Mattei
costruì qui la sua Rocchetta forse richiamato dai passati gloriosi del luogo.
In questo sito era infatti sorta nel VI secolo una fortificazione bizantina che
doveva difendere il confine, segnato dal Limentra, dai Longobardi che si
trovavano nell'alta valle del Reno.
Su quelle antiche rovine sorsero altri castelli poi distrutti, come la rocca di
Savignano Lungoreno, appartenuta a Matilde di Canossa (1046-1115) che vi teneva
un vassallo fidato, Lanfranco da Savignano; quindi il dominio della Chiesa e poi
di Bologna.
Nel 1293 fu distrutta. Nel luogo ove fu il castello rimase la chiesa
parrocchiale di S. Andrea e il cimitero poi abbandonato a seguito della peste
del 1630 perché ritenuto insufficiente. Da allora degli antichi muri si perse
ogni traccia
Furono riscoperti e riutilizzati dal Conte Mattei come fondamenta della nuova
costruzione.
Beseghi ha definito la Rocchetta "…la più audace impresa pubblicitaria
del secolo. … Fu lui (il Mattei) a creare quel groviglio di torri, di verande,
di bastioni; a preferire il moresco come motivo fondamentale, poiché era quello
che più dava nell'occhio. Ed egli aveva bisogno che ciò avvenisse per
sbalordire, per suggestionare, per dar valore a cure delle quali si dicevan
meraviglie e ancor oggi si proclamano miracolose per molte malattie fra cui il
cancro".
Cesare Mattei infatti si era creato un impero costruito grazie ai proventi della
sua industria farmaceutica, sita anch'essa a Riola . Lui che medico non era, si
era fatto grande sostenitore e promotore dell'elettromeopatia, curando con
successo molte persone, tante importanti e conosciute, tutte ricche. Riola
diventò così per un breve e felice periodo, meta di schiere di peregrini
desiderosi di farsi curare da questo strano personaggio, più mago che medico,
più incantatore che terapeuta, più feudatario che imprenditore.
LA SCOLA
Piccolo e incantevole paesino medioevale miracolosamente sfuggito al degrado.
La maggior parte degli edifici de la Scola sono sorti nel 1400 e nel 1500 e
rappresentano, così come la Cà D'Orè poco distante, eccezionali esempi
dell'architettura medioevale appenninica, ad opera dei maestri Comacini. Sono
sulla nostra montagna, le tracce più o meno ben conservate di questi valenti
costruttori. Provenienti da Milano e da Como, dove erano riuniti in corporazioni
e tenevano una scuola di arte muraria, questi "magistri lapidum"
contribuirono a diffondere l'architettura lombarda in vasti territori.
A La Scola tutte le costruzioni sono belle e degne di nota ma la casa turrita
detta de Parisi è senz'altro la più importante. Si presenta con belle finestre
a cornice in arenaria e ricalca la figura dei vecchi castelli; una costruzione
dall'aspetto di rocca tipicamente feudale. E' stata costruita nella seconda metà
del 1300 o al principio del secolo successivo. Un primo portone massiccio in
legno di noce con battente e borchie di ferro chiude l'ingresso; ai lati si
aprono due feritoie del tipo detto "alla traditora", dalle quali si
sparava nei secoli scorsi con archibugi, agli ospiti non troppo graditi. Nella
mensola sopra la porta è scolpito questo motto e questa data: "OSTIV NON
OSTIV MDCXXXVIII"(porta non "aperta" al nemico 1638).
Tutto il borgo è ricco di torrette e soprapassaggi coperti tra casa e casa, di
loggette coperte a tipo di altane fiorentine, finestre e camini con stemmi, di
pozzi interni, camere con segreta e trabocchetti. All'interno i viottoli del
borgo sono ancora selciati a grossi ciottoli, proprio come le antiche strade
medioevali e in effetti una di queste passava di qui, collegando Rioveggio (in
Val di Setta), alla Toscana, attraversava Monteacuto Ragazza, il Passo della
Serra dei Coppi (fra Mont' Ovolo e Vigese), il Borgo LA SCOLA, Castel di Casio e
Porretta. Nella parte più alta del borgo esiste un oratorio di S. Rocco,
costruito con blocchi di arenaria, recanti sculture ed iscrizioni, datato 1481;
è ritenuto il solo monumento del genere esistente o rimasto nell'Appennino
Bolognese.
Molte torri in questo borgo ed anche fuori , sono ornate agli angoli a circa metà
altezza, da tegole vetrate in verde che impediscono tuttora ai topi che
risalgono gli spigoli, di raggiungere le colombaie per mangiare le uova. Un
tempo le torri erano molto più numerose, costruite per controllare i passaggi
nel fondovalle dei longobardi, mossi alla conquista della capitale dell'Impero
romano d'Occidente, Ravenna. Il nome Scola deriva infatti dalla parola
longobarda "SCULCA" che significa "posto di vedetta situato in
posizione sopraelevata.
CA' D'ORE
All'interno si trova ancora un magnifico camino dei maestri comacini con
scolpiti: martellina da muratore, cazzuola, filo a piombo e squadra e
all'esterno tutto parla di medioevo. Ca'D'Orè significa casa del rio e non casa
del re, come si sarebbe portati a pensare, poiché nelle sue vicinanze scorre il
Rio Bono, torrente che si ritenne fosse un probabile confine tra l'esarcato di
Ravenna e il Ducato Longobardo.
ORATORIO DI S. CATERINA
LE LEGGENDE DI S. CATERINA
Fin dai tempi dei tempi l'uomo ha avuto bisogno di credere in qualcosa o in
qualcuno e quando a certi avvenimenti non riusciva a darsi una spiegazione
inventava; inventava e poi ci credeva. Così nascevano le leggende popolari
ricche di particolari. Qui a Montovolo sarà per la mole insolita del monte, sarà
per il susseguirsi di avvenimenti sanguinosi fra (cristiani e pagani) di
leggende ne sono nate tante. Cosi si narra che S. Caterina D'Alessandria, nel
periodo delle Crociate venne catturata, legata ad un albero con una catena e
colpita più volte con una lancia. Avendo poi tentato di sfuggire ai suoi
persecutori, precipitò in fondo ai balzi che oggi portano il suo nome, perdendo
il velo che alcuni sostengono di vedere ancora impigliato nei cespugli della
parete.
Un'altra versione della leggenda racconta che un gruppo di soldati tentò di
ucciderla buttandola dai balzi, ma che un grosso arbusto in cui si impigliarono
le vesti la salvò; riuscì poi a risalire il burrone e le impronte dei
polpastrelli delle dita rimasero ben impresse sulle rocce dalle quali furono
ricavate le pietre che servirono alla costruzione dell'oratorio. Un'altra
versione ancora parla della traslazione del corpo esamine della santa, ad opera
di angeli, da Alessandria a Montovolo; e mentre le spoglie stavano per essere
posate sull'esiguo pianoro, il velo cadde nel burrone sottostante dove rimase
appeso ad un arbusto.
Anna B.
Notizie tratte dal sito: http://faenza.uoei.it/
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